Non c’è Jólabókaflóð senza Bókatíðindi
di Franz Foti
Da qualche giorno noi di People - che proprio proprio normali non siamo, altrimenti mica avremmo fatto una casa editrice - abbiamo scelto di lanciare la nostra campagna di promozioni festive sotto l’egida di una parola islandese difficilissima che vuol dire letteralmente “inondazione di libri per Natale”. Probabilmente vi sembriamo matti, si diceva, e in effetti anche io mi sono convinto che se mai riuscissi a pronunciare tre volte di fila Jólabókaflóð davanti a uno specchio a mezzanotte mi ritroverei nelle pagine di uno di quei libri islandesi che piacciono a Civati.
Più che a un giallo di Arnaldur Indriðason mi viene da pensare a Andri Snær Magnason e al suo “Il tempo e l’acqua”. Perché può sembrare anche spiacevole parlare di “inondazione” quando mezza Italia è per l’ennesima volta sott’acqua, preda di fenomeni atmosferici estremi che qualcuno si ostina a chiamare semplicemente “maltempo”.
Siccome Leonardo Sciascia, uno degli ispiratori del racconto natalizio firmato Civati (Incanto di Natale) che stiamo regalando per la nostra inondazione stagionale, diceva che «le sole cose sicure in questo mondo sono le coincidenze», e siccome nessun appassionato di gialli - islandesi o meno – crede alle coincidenze, proviamo a fare finta che questa non lo sia.
Perché è proprio in momenti come questi che invece servono i libri.
«La soluzione», dice Magnason nel suo libro, «è sepolta in gran parte nell’immaginazione». E la produzione letteraria di People serve proprio a indagare il nostro tempo e le sue trasformazioni, si pone l’obiettivo di suscitare domande più di quanto non pretenda di dare risposte, anche quando si tratta di saggistica vuole essere un continuo richiamo all’esercizio dell’immaginazione. Che poi è il vero regalo che dovremmo farci tutti, per il 2021 e per gli anni a venire.
Non c’è Jólabókaflóð senza Bókatíðindi, che sarebbe letteralmente il “catalogo dei libri” che gli editori islandesi mettono a disposizione di tutte e tutti per scegliere i regali da fare, per scegliere in quale dei vari affluenti immergersi. Lo so che in molti penseranno molto prosaicamente che proprio di dindi si tratti – come se poi ci fosse qualcosa di male a voler fare un po’ di economia in un anno così difficile per tutto il mondo dell’impresa, non ultima quella editoriale – ma la radice della parola è molto più affascinante, per me, e molto più vicina alla ragion d’essere di questa nostra casa editrice. Tíðindi vuol dire “catalogo”, o anche “rivista” (Ossigeno!), ma soprattutto viene da una parola protogermanica che vuol dire “tempo, periodo, stagione”, la stessa da cui hanno origine i termini inglesi “tiding” (notizia) e “tide”, marea. Inevitabile sentire l’eco di eoni passati in cui il tempo si misurava con le maree.
Cercare segni del passaggio del tempo prestando attenzione a ciò che sta attorno a noi.
Provate a dare un’occhiata al catalogo di People, al nostro Bókatíðindi, scoprirete che è pieno di titoli che cercano proprio di prendere le misure di questa stagione di passaggio che stiamo attraversando, tra la fine di un secolo breve e l’inizio di un millennio che non sappiamo dove ci porterà. E per uscire da questo passaggio di stagione, tra sconvolgimenti climatici, pandemie e crisi globali, avremo bisogno di tutta l’immaginazione possibile. Per guardare verso un mare più ampio, da sempre luogo di scoperte e innovazioni. Perché il tempo che viviamo e la continua ricerca di scorciatoie di chi ci governa, invece, ci vogliono relegare in passaggi strettissimi, dove si vede poco e si sta rigorosamente ognuno per sé.
E quando la marea si infila in passaggi troppo stretti, si formano i maelstrom. In nord Europa lo sanno bene.
Buon Jólabókaflóð a tutte e tutti, insomma, augurandoci che questa marea ci porti giorni migliori.