ASSALTO ALLA FABBRICA
Il 16 giugno del 1944 i fascisti della Repubblica Sociale italiana spalancarono le porte delle fabbriche genovesi ai nazisti cacciatori di schiavi: vennero requisiti e deportati 1.500 operai. Il rastrellamento fu particolarmente violento, il viaggio su treni piombati. La loro casa fu il lager di Mauthausen, per lavorare nell’industria militare del Reich, soffrendo la fame e il gelo. I nazifascisti non scelsero quelle fabbriche per caso: volevano procurarsi manodopera di alto livello, ma soprattutto stroncare la caparbietà operaia, che nei mesi precedenti aveva inferto duri colpi alla produzione e alla propaganda repubblichina con una raffica di agitazioni, scioperi e boicottaggi. Giovanni Mari ripercorre questi fatti a ottant’anni di distanza, raccontando attraverso questo episodio la deportazione per ragioni politiche di oltre 23mila italiane e italiani e di oltre 100mila lavoratori e dimostrando la complicità dei fascisti nella costruzione della macchina dell’oppressione nazista.
«Dopo la guerra riuscimmo a leggere un rapporto che gli uffici della Questura avevano consegnato a Bigoni: “Nominativi di persone rastrellate da quest’ufficio perché pregiudicate o sospette in linea politica per l’avviamento al lavoro in Germania”. Lo scrivevano proprio così, senza remora alcuna. C’erano i nomi di 104 genovesi, suddivisi per categoria, cinque erano bollati come disertori, quattro semplicemente come antifascisti, sette come oppositori in genere, due come comunisti. Uno come “ebreo, comunista e pregiudicato”, una donna era marchiata come “moglie di un ebreo disfattista”. Era la loro anagrafe della tirannia. I nostri vicini di casa tramavano per spedirci a morire.»
Giovanni Mari – Giornalista del Secolo XIX di Genova. Si è occupato a lungo dello scontro tra i partiti italiani, interessandosi in particolare al tema della propaganda politica. Per People ha pubblicato i saggi Mondiali senza gloria. La vittoria del 1934, comprata da Mussolini, e quella fascistissima del 1938 e Genova, vent’anni dopo. Il G8 del 2001, storia di un fallimento. Per Lindau, i saggi storici La propaganda nell’abisso. Goebbels e il giornale nel bunker e Il governo Goebbels. Trenta ore di morte e menzogne. Suo il romanzo storico Klausener Strasse. 1970: caccia al cadavere di Hitler, diario segreto del KGB, edito da Minerva.
Recensioni
Sono cugina di Angelo Canepa, capo del personale dell'Ansaldo, arrestato a seguito dello sciopero generale del 1944 oggetto di indagine del vostro libro che ho letto con grande interesse e commozione. Vorrei segnalarvi, vista l'importanza di questo saggio che pone rimedio ad un'inspiegabile carenza di bibliografia storiografica, l'assenza di qualsiasi riferimento ad Angelo Canepa che fu arrestato nel suo ufficio di dirigente e deportato a Mauthausen dove morì nel campo di Gusen il 28/01/1945.
Questo libro è scritto con passione per la verità, si tratta di una storia a me nota perché mi è stata raccontata dalle persone che l’hanno vissuta ma l’autore è riuscito a narrarla facendo comprendere sia il quadro d’insieme, sia i dettagli. Bravo davvero!