I CAMILLAS, CHE STORIA
I Camillas sono nati alla fine del 2004, nei pressi di Natale, a Fano. Dovevano durare solo quella sera lì. E invece poi a gennaio sono arrivati i nomi, Ruben e Zagor, poi sono arrivate altre date e le canzoni e i primi album e Micheal e Theodore e poi tutto il resto, di cui si racconta qua. Vittorio Ondedei, che è anche Ruben Camillas, vuole rendere il senso del bilico, in cui tutto si svolgeva. Un disequilibrio tranquillo. Sempre protesi verso il mondo e le persone.
Fedele a una rappresentazione della memoria come festa di neuroni, sottilmente ubriachi, che si rinfacciano l’un l’altro il fatto di avere il vestitino sporco di ricordi (con conseguente passaggio in bagno per darsi una ripulita, facendoci così dimenticare le cose), Vittorio Ondedei riprende la storia de I Camillas e prova a tenerla per un po’ in braccio. La guarda bene, le parla piano all’orecchio per farsi dire i segreti, solleva lo sguardo in alto, consapevole che tutto questo non funzionerà e alla fine si troverà fra le mani tante storie, dolci e feroci, che promette già di liberare prima che può.
«La storia de I Camillas, io lo so, è un cestino di giunchiglie, solido e leggero assieme. Ma i rametti non si intrecciano da soli. Ci vogliono mani appassionate, che afferrino i bastoncini flessibili, li torcano, li facciano passare sopra e poi sotto e poi ancora sopra. Tesi, si sosterranno a vicenda e nel cesto ci mettiamo quello che vogliamo, banane o bambini o bulloni.»
Vittorio Ondedei è nato a Pesaro, dove vive, l’11 luglio 1966. Racconta storie da quando ha iniziato a parlare, probabilmente perché così capisce un po’ meglio le cose. È educatore e progettista presso una cooperativa sociale. Ed anche musicista, ballerino, scrittore, mimo, soprattutto come Ruben Camillas. È Topazio Perlini, quando si occupa di management creativo della propria vita artistica e sociale. Crede che, nel passaggio dalla parola detta a quella scritta, vengano a prodursi scarti interessanti e non abbastanza apprezzati.