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IO NON HO PAURA DEL LUPO

IO NON HO PAURA DEL LUPO

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Il ritorno del lupo in Italia e in Europa, con la recente espansione della specie giunta a ridosso delle grandi città, riguarda ormai tutti noi ed è il simbolo di un tema più vasto: quello della convivenza tra esseri umani e animali selvatici. Mentre la crisi ambientale rivela le nostre fragilità, la presenza del lupo ci spinge a riflettere sulla necessità di riadattare prospettive e comportamenti, per far fronte a minacce che riguardano non solo la conservazione delle altre specie, ma la nostra stessa capacità di sopravvivenza.

Tra paure ataviche e un diffuso bisogno di natura, tra miti da sfatare e l’urgenza di superare sterili contrapposizioni ideologiche, la via del dialogo – tra noi e con gli altri esseri viventi – appare al tempo stesso una scelta coraggiosa e una grande occasione (forse l’ultima) per adeguarci ai mutamenti della nostra epoca e ritrovare un rapporto equilibrato e consapevole con l’ambiente. Una sfida complessa e stimolante, che ci chiama a concepire soluzioni creative e a cambiare noi stessi, a progredire e imparare a coesistere. In una parola, a evolverci.

 

«Dopo una lunga latitanza, ridotti a un passo dall'estinzione a causa della feroce persecuzione umana, erano tornati di recente ad abitare gli Appennini e le Alpi, e nel bene e nel male avevano ricominciato a fare i lupi. Comportandosi com'è nella loro natura, suscitavano in noi emozioni contrastanti, spingendoci a fare ciò che è nella nostra natura: dividerci in schieramenti e alzare la voce.»

 

Un progetto realizzato in collaborazione con l’Associazione Io non ho paura del lupo.

 

Tommaso D’Errico (Roma, 1982) a trent’anni ha lasciato la città per vivere in montagna e dedicarsi a tempo pieno alla fotografia e alla scrittura. È autore del blog Al ritmo delle stagioni e dei libri autopubblicati Un anno di vita in montagna (2017) e Montanari 2.0. Storie di sognatori con i piedi per terra (2023), in cui racconta una montagna-laboratorio dove sperimentare nuovi modelli relazionali e coltivare un futuro realmente sostenibile. Appassionato di animali selvatici e cultura contadina, tanto quanto di scienza e innovazione tecnologica, viaggia da anni tra Alpi e Appennini per raccogliere testimonianze sul campo e capire se (e come) essere umano e specie selvatiche possano convivere in pace.

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