QUANDO IL FASCISMO DETTAVA LA DIETA
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Sempre più spesso sentiamo parlare di “sovranità alimentare” e veniamo invitati a consumare solo prodotti nazionali. Temi che inevitabilmente rievocano un certo passato, durante il quale, con le stesse formule, fu mobilitata la società italiana. Nel 1935, infatti, dopo l’invasione dell’Etiopia e le sanzioni da parte della Società delle Nazioni, il fascismo trasformò le cucine italiane in trincee, contro un presunto “assedio economico”. Già i futuristi avevano tentato, con scarso successo, di rivoluzionare la gastronomia italiana, mettendo al bando la pastasciutta. Il regime, dal canto suo, provò a delineare una vera e propria cucina “antisanzionista”, fatta di riso, polenta, polli, conigli, karkadè e piatti dal sapore patriottico (come la trota salmonata alla Badoglio, il polpettone Macallè o il dolce alla Graziani). Una sorta di preludio alla cucina di guerra fondata sul niente, alla quale tutti dovettero forzatamente adattarsi a partire dagli anni Quaranta.
«L'impegno che il fascismo riversò nel tentativo di disciplinare la dimensione privata della preparazione e del consumo del pasto risulta coerente con la sua natura totalitaria. Potrebbe sembrare inopportuno il voler convincere gli italiani ad assumere uno stile alimentare sobrio e basato sul necessario, quando, in quegli stessi anni, gran parte della popolazione non aveva il problema di mangiare meno, ma quello di mangiare almeno una volta al giorno.»
Con la prefazione di Alberto Grandi e Daniele Soffiati, autori del podcast DOI – Denominazione di Origine Inventata
Enzo R. Laforgia è nato nel 1961 e insegna storia e filosofia nei licei. Conduce ricerche su alcuni temi della storia contemporanea, tra cui la storia del Movimento di Liberazione, i rapporti tra cultura italiana e imperialismo e l’organizzazione della cultura in età fascista. Ha collaborato con università e centri di ricerca in Italia e in Francia, ha svolto attività di consulenza, revisione e redazione di testi per l'editoria scolastica e scrive di storia per alcune riviste specializzate. Tra le sue ricerche spiccano gli studi dedicati allo scrittore Curzio Malaparte, pubblicati in Italia, in Francia e negli Stati Uniti.